Sei quel pezzo di puzzle che mi fa dire “si è lui, si incastrerà perfettamente!”. Ma poi provo e…non è così.
V.

Sei quel pezzo di puzzle che mi fa dire “si è lui, si incastrerà perfettamente!”. Ma poi provo e…non è così.
V.
Sono io,
con la pelle di luna,
pallida, gelida, nuda…
e l’anima vulcanica
che danza incosciente
sul ciglio dall’abisso.
Ti cerco nel freddo,
tra la nebbia ed il silenzio,
incurante delle schegge
e di esser sola.
Dirti vorrei che
il fuoco senza te
non dà calore.
Sei la grazia
a cui aspiro
nel mio
vagabondo errare.
Non mi importa
di quanto tempo
mi rimane,
scruto ancora
i bagliori visibili
oltre i margini del buio…
E dirti vorrei
che il fuoco senza te
non ha colore.
V.
Benderò i miei occhi
e ti vedrò
oltre la vista,
sorella, cugina, amica…
Ma tu che etichetta
non hai,
riuscire a spiegare
il sentimento che provo
non so…
Ci immagino insieme
affacciate in silenzio
alla finestra sgangherata
della nonna,
il nostro sguardo
si muove
verso la ripida discesa,
tra la piazza del paese
e la vita.
S’affollano i ricordi
nutrenti slanci
e chiusure
di spiriti bambini.
Riguardo le nostre foto
mentre il tempo fugge,
ma non sarà così…
per sempre.
Custodirò i miei versi
che raccontano di te,
e li terrò distanti
dai clamori di un mondo
che ha obliato
la bellezza.
Non udiranno
le tue sagge parole
sussurrate per placare
il mio sconforto.
Non sapranno che
anche il vento
si fece soffio,
per sfiorare
la tua chioma
di ricci lucenti.
Non scopriranno
come abbiamo mutato
il tempo
in particella d’infinito,
incapace di scalfire
il nostro spirito.
Non conosceranno
l’enigma di due anime
annodate nei millenni
che ogni volta
si ritrovano
e trovano risposta.
V.
20/07/2018
La mia ombra
scivola sui muri
di questa stanza
chiusa al mondo.
Ho dato vita al tempo
per avere competenza
contro gli errori
e l’ignoranza…
che chi vanta intelligenza
chiama inesperienza.
Il tamburo del mio petto
altero batte
fingendo sufficienza,
ma in segreto urla…
e piange la tua assenza.
Da troppo questi occhi
aspettano il tuo volto
e ora sono stanchi
di lacrime e collirio.
Uscirò da questa stanza
per cercarti…
per cercarmi…
Per dare un senso al vuoto.
V.
A piedi nudi per la via
un bimbo tira calci
alla sfortuna…
Quasi nudo e sorridente
un altro tira sassi al cielo
mentre finge di volare…
In una via dimenticata
bimbi senza scarpe giocano
con scarti e bottiglie,
regalando ricchi sorrisi.
Dentro una baracca
sotto un ponte
una donna taglia e cuce
vestiti che mai indosserà,
sperando in una vita meno dura.
Un uomo senza denti
e dagli abiti consunti
accompagna il figlio
a scuola
benedicendo il suo futuro.
Storie viste e da vedere,
vissuti veri e giochi duri,
desideri consumati
nei giorni tutti uguali.
Sogni prestati all’occorrenza
imparando a vivere d’istinto
nelle notti senza tetto
finché non mutano le stelle.
V.
Malang, Indonesia.
Io ti parlerei
fuori dai sogni degli uomini,
io ti parlerei per una vita…
ti parlerei se ti conoscessi.
Ti parlerei
in qualunque posto
fuori anestesia
e quel dovunque luce avrà…
Luce che dissolve
le ombre scure…
Ascolterei ogni sussurro
e ritualità nuove di poesia…
Parlerò e mi parlerai…
Sentirò e mi sentirai…
tra le meccaniche celesti
e le insidie del tempo…
E tu che ora risorgi
come Venere dal niente…
vesti i panni del profeta
e dimmi la verità
sul mio futuro opaco.
Sii vento d’immenso
e illudimi se vuoi,
ma dimmi che il futuro
cambierà…
ed io ti porterò
a danzare tra le stelle.
V.
Volcan Kawah Ijen, Indonesia
Le Comete, per quanto mi riguarda,
sono quelle persone che attraversano la vita di qualcuno, per un certo periodo, la illuminano, la incendiano e la sconvolgono definitivamente.
Forse sarebbe più corretto definirle Meteore ma mi piace di più il termine Cometa…
Comunque le si voglia chiamare, la loro azione è grossomodo la seguente: arrivano nella tua orbita facendosi scorgere da lontano, ti giungono a tiro quando sei già infatuato della loro luminosità, si lasciano seguire e ti insegnano a brillare facendoti sentire speciale, cominciano ad accelerare per comunicarti che le stai perdendo, scompaiono lasciando una lunga scia di ustioni e polvere di stelle.
La cosa brutta è che, se le ustioni guariscono, la polvere di stelle ha il brutto vizio di essere ardente e corrosiva per parecchio tempo.
Di solito è mascherata da ricordo.
Sempre ti si deposita li, da qualche parte nella zona del cuore, con qualche metastasi tra anima e mente.
Ti mangia da dentro, morsicandoti quando ti sembra di aver risalito la china.
Così cadi indietro di qualche metro e devi ricominciare.
La parte più simpatica della fola è lo scoprire che la crudele polverina è ancora più efficiente quando ci sono altri motivi di crisi, non legati al passaggio delle Comete.
Siete in ansia per un esame? Ecco la polvere di stelle che vi ricorda che c’è anche altro di cui dolersi!
Avete guai sul lavoro? Tranquilli! La cenere stellare vi ricorderà che potete stare peggio!
Beh, di questi tempi ne so qualcosa. Conseguentemente sono qui a fare l’ironica mentre mi impano nell’affascinante e dolorosa polvere.
Dentro di me non ho questa gran voglia di ridere ma, se tiro fuori la pala dell’autocommiserazione, sono certa che quei grammi di sabbia siderale basteranno per seppellirmi a lungo termine.
Non mi sembra una buona idea.
V.
Attimi blu come il cobalto,
si affiancano ad altri di un verde opalescente
o a fosfori brillanti screziati di ombre nere.
il tempo è una fantasmagorica cubica di immagini rubike,
non conosce sosta
e scatta in settori con movimenti che vorrei più armonici.
Ho gradito il fatto che la facciata non abbia ancora scelto un unico colore,
monotono.
Intanto mi ingegno a percepire il cromatismo adatto a casellare il mio nome,
mentre i sentimenti assumono la forma irregolare del pensiero.
Posseggo momenti deliziosamente contorti
come tasselli di un ideale rompicapo.
V.
Interno della Sagrada Familia, Barcellona, Spagna.
Capita che ci siano momenti troppo incredibili per vestirli di parole…
Servirebbero ali più grandi su uno spirito abbagliante che ancora non possiedo.
So solo che a volte ci si ferma ad ascoltare la vita
e la si vorrebbe abbracciare per sentirne da vicino,
il profumo impalpabile e trionfante che si porta dietro.
Ci sono periodi da degustare come gocce di buon vino,
il loro sapore lava via l’arsura di mesi perduti
ai raggi di una bussola che grava a vuoto.
Poi si scopre che con un po’ di pazienza,
anche gli aghi impazziti possono rendersi girandole
e regalare il loro impeccabile show.
Vorrei guardare il futuro dietro le lenti chimeriche dei ricordi,
così i miei occhi sapranno sempre cercare le fiaccole siderali
nascoste tra le pieghe dei giorni.
Posseggo delle ore da scrosciare in una fantasia che si fa tersa,
vernicerò con folli incanti
la banalità che grava ad ogni giro di clessidra.
Ne farò stelle e fiocchi di tenebra e…
fili profumati di vita.
V.
Lago la Sirenetta, Savigliano.
La mia mente fluttua tra giorni di consistenza sciamanica.
Ho avuto problemi nell’infilare parole sulle sottili righe di carta.
Probabilmente c’è un tempo per viverle le storie ed uno per raccontarle.
La scrittura è fatta di pensieri che sono il solo mezzo per fissare le mie impressioni.
Le estese dita della mente sono incontrollabili,
peccato che la penna non sempre riesca a seguirle…
Mi ritrovo ancora una volta col mio spirito ondeggiante.
Per questo non vedo l’ora di tornare qui tra queste pagine seppur virtuali.
In questo mio mondo, dove il tempo non ha colore ne forma, se non quella che ho deciso.
Dunque scrivo, frusciando i miei pensieri in fiammelle che fughino di verde, il mio colore primario e del grigio della nebbia che qualche volta mi assedia.
Navigo a parole, qui in mezzo, le afferro con decisione osservandole fluttuanti sulla mia testa.
Son qui, senza regole, dove nasce e giace ciò che scrivo.
Perché ne sento il desiderio.
V.