Concludo questa serata fumando del narghilè.
Subisco involontariamente il fascino di certe liturgie profane.
Mi incantano i cerchi di fumo che si compongono, mi fanno sentire come il Brucaliffo.
Il tiepido relax del tabacco e delle parole mi porta a incamminarmi verso viali limitrofi.
Vorrei saper rapire il volto di ciò che muore lungo i solchi di questa sera, mentre l’erba schiocca il tempo al vento e scioglie senza sforzo la mia mente.
Giungo alla fine di un viale, sotto un tronco triste e perso, coi rami tetri, seducenti e un po’ spettrali. Attorno vi è solo terriccio e chiazze violette di petali caduti.
Mi siedo tra le radici fermandomi a cercare tregua cardiaca.
Sono in preda ad una calma feroce, è una strana sensazione.
Qui i pensieri si liberano più facilmente, mi addormenterei volentieri tra le braccia di quest’albero, tra il terriccio morbido, le foglie sgualcite e il tiepido venticello che saprebbe cullarmi fino alla stella del mattino.
Invece abbandono l’idea e allaccio le scarpe riprendendo a camminare.
La via percorsa resta alle mie spalle, quella da scorrere si apre lì davanti e in qualche modo mi riporterà dov’ero prima.
Questo sarà un altro luogo da aggiungere alla mia collezione di posti dove scappare per trovare pace momentanea.
Mi volto a guardarlo un’ultima volta mentre i piedi continuano a camminare.
V.

Ringrazio Gaia per lo scatto, potete vedere le sue foto su instagram: Railwaysphoto